In un tempo come il nostro, sempre più determinato dai meccanismi dell’informazione, l’Accademia insiste sul fatto che l’informazione non basta a formare nessuno e perciò essa si rivolge a tutti coloro che, non contenti d’indossare un’immagine precostituita, vogliono ancora chiedersi qual è il loro compito individuale e sociale.
Da questo punto di vista l’Accademia tiene conto, certo, della psicanalisi, ma anche della filosofia e dell’arte, nelle sue diverse espressioni, in quanto ritiene che in tutti questi campi siano in gioco dei fattori decisivi perché ciascuno possa interrogarsi sul proprio desiderio. Per questo motivo l’Accademia, oltre ad organizzare attività pubbliche, come corsi, seminari, gruppi di studio ecc., favorisce lo svolgimento di lavori individuali, anche sulla base di progetti singoli di lavoro.
La singolarità non è una riduzione della generalità, ma è la sua matrice. Se ne deduce che la singolarità riguarda l’atto, prima ancora che il soggetto. L’Accademia vuole perciò riprendere, nel nostro tempo, i presupposti etici che stavano alla base di tutta la filosofia antica, soprattutto nella tradizione platonica, come si manifestano nell’esercizio individuale (áskesis). Ora, l’esercizio richiede che si sviluppi l’interlocuzione, cioè – per chiamare le cose con il loro nome – che ciascuno possa affidarsi ad un maestro con cui confrontarsi.